American Trilogy, gli USA rosso sangue di James Ellroy

Testa pelata, occhi infossati dietro una montatura scheletrica, camicia hawaiana, parlata biascicata: è James Elroy, Il ‘cane pazzo’ della letteratura, la penna dietro la celebre American Underworld Trilogy di American Tabloid (1995), Sei Pezzi da Mille (2001) e Il Sangue è Randagio (2009).
Tre romanzi noir dallo sfondo storico, ambientati tra il 1958 e il 1972, per oltre mille pagine che ci portano nel sottobosco criminale di un’America ferita, lacerata da tensioni razziali e politiche, morente, eppure più viva che mai.
La Guerra Fredda contro l'impero del male sovietico, ai piani alti, è un pretesto, una vetrina: la battaglia vera è quella per i palazzi, le poltrone e i conti in banca, nei night club dove politici dalla doppia vita fanno da habitué, nelle ville della mafia italo-americana, tra le paludi della Florida, alle luce di un crocifisso dato alle fiamme dagli svitati del Ku Klux Klan, o nell’inferno vietnamita.
Una bella giungla urbana, dove personaggi come l’agente CIA Kemper Boyd, il (quasi) gesuita (quasi) di sinistra Ward Littel e il criminale violento ma dal cuore tenero Pete Bondurant si muovono come segugi idrofobi a caccia della santissima trinità di ogni thriller-noir Made in USA: soldi, potere e vizio.
Personaggio più, personaggio meno, in tutti e tre i libri le trame dei protagonisti principali si articolano parallelamente, con incroci e scontri più che occasionali. A cominciare da American Tabloid.
Kemper Boyd, uno spregiudicato triplogiochista, si guadagna la disonesta pagnotta come agente segreto al soldo del potente clan Kennedy. Ward Littel, poliziotto ambizioso e insoddisfatto, odia la mafia, ma è invischiato in stupide indagini contro le cospirazioni di un innocuo partito comunista. Pete Bondurant, ex-sceriffo, è ora impiegato come gorilla, braccio armato di prima scelta al servizio del magnate, criminale e tossicodipendente Howard Hughes.
Ma questo è solo il punto di partenza. La catena di eventi, magistralmente concertata dal burattinaio Elroy, porterà i personaggi a sondare terre inesplorate, legare pracarie e improbabili amicizie, per poi finire irrimediabilmente catturati e intrappolati in un vortice più grande della loro fame, il tornado della Storia. Un viaggio nel quale, inutile dirlo, lasceranno dietro di sé una scia di sangue chilometrica.
Il tutto è narrato in una prosa che merita una nota a parte. Telegrafico, senza fronzoli e puntellato di gergo criminale, lo stile di Elroy è secco, minimale, graffiante, a tratti persino cantilenante, ipnotico. Elroy un senso del ritmo micidiale che nulla perde nella sua traduzione italiana.
Se a questo si aggiunge l’insana capacità dello scrittore di inserire nella trama in maniera perfettamente plausibile boss mafiosi, politici, figure storiche e pezzi grossi del crimine realmente esistiti, l’alchimia diventa perfetta. American Tabloid, Sei pezzi da mille e Il Sangue e randagio sono libri da leggere tutti d’un fiato.
Un viaggio folle, seduti al posto del passeggero su una Ford Mustang decapotabile, mentre l’auto corre lungo le polverose Avenue della storia americana mai raccontata. Al volante c’è James Elroy, gli occhi indemoniati e il piede che pigia sull’acceleratore. Noi ci godiamo il panorama. Pregando di uscirne indenni. Pregando che non si fermi mai.