Farehneit 451 parla di Facebook

farehneit-451

Il romanzo di Ray Bradbury prevede il fenomeno social

Tra le previsioni di 1984 di George Orwell (1948) e quelle de Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley (1932), sono le seconde, almeno in Occidente, ad averci azzeccato. I due pilastri della letteratura distopica rappresentano le due grandi ‘visioni’ del futuro, i due incubi principali con i quali gioca la fantasia di scrittori, politici e filosofi.

Il primo è quello di una dittatura di stampo novecentesco: il potere è imposto con la forza, con la minaccia di una ripercussione fisica e violenta contro chiunque non si allinei completamente alle sue regole. Nulla di nuovo: abbiamo già conosciuto i gulag dell’Unione Sovietica e la brutalità del marxismo in salsa cinese.

Il secondo incubo, la seconda previsione, è diversa, e terribilmente più plausibile: il potere si impone in maniera subdola e seducente, ricompensando i cittadini più solerti e mansueti, fino a rendere l’opposizione al regime stesso semplicemente irrazionale. Chi rinuncia ai vantaggi concessi dal despota finisce visto come un pazzo, un eccentrico, ed è, infine, isolato dagli stessi concittadini. Il regime non si sporca le mani: il gregge fa tutto da sé.

A questa seconda prospettiva per il futuro si avvicina Farehneit 451, celebre romanzo di Ray Bradbury, la cui trama è oggi arcinota anche tra i non lettori: Nel futuro ipotizzato da Bradbury, il governo degli Stati Uniti ha dichiarato guerra ai libri, pericolosissimi veicoli di idee eterodosse da trasformare in cenere. La guerra alla lettura si concretizza nel corpo dei pompieri, riconvertito in un battaglione di incendiari impegnato a trasformare in cenere le pericolose pagine. La storia racconta l’avventura di Guy Montag, lo scettico pompiere che, in seguito al fortuito incontro con una ragazzina molto particolare, rimetterà tutto in discussione.

Come spesso accade nei libri di questo genere, l’aspetto più interessante non è tanto la trama, quanto la satira sociale e le previsioni che lo scrittore fa per il futuro. Tra i dettagli dell’universo descritto da Bradbury, ce n’è uno che il lettore del nuovo millennio non può non notare.

Il sistema sociale distopico di Fahrenheit 451 si regge sull’incredibile passività dei cittadini, sul loro edonismo e sulla capacità, da parte dell’autorità, di soffocare qualsiasi tipo di pensiero critico. Uno strumento fondamentale, in questo, è il muro.

Si tratta di un televisore dallo schermo grande quanto la parete, che trasmette 24 ore su 24 programmi senza senso, , con lo scopo dichiarato di catturare l’attenzione dello spettatore e distrarlo dalla realtà.

Che cos'è, se non la previsione con settant’anni di anticipo dei social network e del loro utilizzo compulsivo?

Se ne Il Mondo Nuovo i cittadini vengono semplicemente drogati con il soma, una sorta di siero della felicità, qui la scarica di dopamina è data da una tecnologia capace di simulare le relazioni sociali, illudendo le persone di avere una vita ricca di amicizie e contatti. È precisamente la ‘bolla’ dei social network, la trappola, per ora relativamente innocua, in cui si rischia di cadere se non si trova un modo – un lavoro, una passione, delle relazioni significative – per restare a contatto con la realtà.

L'avvento di qualcosa di molto simile ai social network, l'alienazione in un universo virtuale, la mancanza di senso critico sono i punti chiave che il romanzo di Ray Bradbury ha inquadrato e saputo prevedere meglio di chiunque altro. Nei nuovi anni '20, un classico da rileggere.